Costumi Ciociari – Villa Comunale di Frosinone

Costumi Ciociari: una bellissima mostra dedicata al tipico costume ciociaro curata da Alfio Borghese alla Villa Comunale di Frosinone

fino al 30 aprile 2019

Il tipico “costume ciociaro” diventa in questi giorni l’interessantissimo tema dell’esposizione d’arte presente presso la villa comunale di Frosinone a cura del critico d’arte Alfio Borghese.

Qui si confrontano artisti che hanno operato sin dal 1800 con dipinti, stampe ed acqueforti che illustrano, con occhio diverso, i costumi che hanno indossato i nostri nonni fino a qualche decina di anni fa e che hanno caratterizzato per lo più i territori dell’attuale basso Lazio e le aree limitrofe della Campania e dell’Abruzzo.

Si, dobbiamo parlare di queste aree perché le “ciocie” – elemento caratterizzante l’abbigliamento e da cui una area ben definita ne trae anche il nome – erano poveri calzari dei contadini e pastori realizzati con una striscia di cuoio di animale, trattenuta alla pianta del piede da un singolare intreccio di lacci, anch’essi di cuoio, che cingevano il polpaccio – indossati in una vasta zona geografica a cavallo tra le terre della Campagna papalina (a sud di Roma) e quelle dell’Alta Terra di Lavoro, quest’ultima di appartenenza borbonica.

Tutto il resto erano semplici panni policromi che, indossati secondo vistosi accostamenti cromatici ed accessori diversi, ne identificavano univocamente la provenienza geografica.

Ad onor del vero dobbiamo parlare di costumi ciociari al plurale perché ogni paese di questa vasta area geografica declinava, con accessori e colori specifici, l’abbigliamento tipico costituito, come anche citato dal Santulli, per le donne da un corpetto allacciato in vita ed un copricapo piatto da cui scendevano lateralmente i lembi di stoffa bianca che ne coprivano la capigliatura, per gli uomini il classico cappello a punta, gilet e pantaloni stretti in vita da una larga fascia di stoffa. Le ciocie erano indistintamente calzate da donne e uomini con la fasciatura di tela bianca sottostante che copriva il polpaccio fin sotto le ginocchia.

Nelle fiere paesane più importanti di un tempo (il mercato di Sora, ad esempio, era tra i più conosciuti ed importanti dell’epoca) si poteva ammirare il crogiuolo di fantasiosi abiti e per ognuno degli indossatori era possibile determinare la provenienza.

Donne e uomini raccontati da letterati e pittori che esploravano e perlustravano incuriositi i territori lungo il cammino tra Roma e Napoli, come lo scrittore inglese David Herbert Lawrence, grandi artisti, perlopiù stranieri, del ‘700, dell’800 e dell’inizio del ‘900. Tra i tantissimi ricordiamo: L.J. Bonnat, K. Halswelle, J.B. Corot, gli italiani A. Senape, A. Vianelli, il napoletano R. Carelli, fino ad arrivare al secolo scorso addirittura con Picasso che durante il suo soggiorno romano fu soggiogato dai colori, dalle forme procaci, dalla bellezza delle donne e dai costumi ciociari.
Questa mostra in particolare, oltre all’iconografia classica accennata, pone un interessante e singolare confronto fra gli espositori che hanno fatto la storia artistica del dopoguerra nella provincia di Frosinone e che si sono particolarmente ispirati al costume ciociaro.

Parliamo nello specifico dei pittori del livello di Alfonso Capocci, Michele Rosa e Manlio Sarra che in questa sede sono presenti con lavori ormai storici provenienti da collezioni private.

È anche esposta un’opera del toscano Giuseppe Cesetti, un altro protagonista degli anni del dopoguerra che, con una sua notevole interpretazione, racconta più in generale il lavoro di un tempo nei campi. Alcune tele di un più giovane Giacomo Lisia, invece, interpretano in chiave ornamentale e nostalgica un mondo che ormai non esiste più ma di cui se ne riaffermano orgogliosamente le origini e se ne rinfrescano i ricordi.