Simone Dulcis – Spazio In)visibile – Cagliari

Spazio In)visibile è lieto di presentare:

– “Lo studio invisibile”

mostra personale di Simone Dulcis

– a cura di: Efisio Carbone

– inaugurazione: giovedì 12 settembre 2019 – ore 19

– durata della mostra: dal 12 al 28 settembre 2019

– giorni e orari di apertura: dal giovedì al sabato – dalle 19 alle 21

– indirizzo: Invisibile – via Barcellona, 75 – Cagliari

Lo studio invisibile

Conservo vivido il ricordo, tra i miei più preziosi, della prima volta che entrai nello studio di Simone Dulcis. Nel silenzio delle campagne, oltre i cancelli di una serena quiete, protagonisti del logo erano l’ossigeno e il verde.

Eppure la memoria rimanda nitidamente all’odore pungente dei diluenti e alle tracce di colore, ovunque depositato: dalle tele allo spazio, dallo spazio alle tele come un’unica opera complessa e stratificata di oggetti, tempo, memoria, da cui l’artista sottraeva, di volta in volta, lacerti da esporre in luoghi decontaminati.

Luogo di “univeristas rerum” lo studio rappresenta lo spazio consacrato alla creazione che conserva, custodisce, raccoglie e mostra la poetica dell’artista fino al punto di esserne quasi un fedele ritratto. Dalle botteghe medioevali alle Imprese di Koons e Hirst, passando per le corti rinascimentali, le soffitte bohemien, i giacigli sotto le stelle o le camere da letto dove dipingere tra il pianto e il sogno, nello studio nasce la metafisica degli oggetti vissuti come morandiani alfabeti dell’io. Amato, rifiutato, voluto o cancellato lo Studio d’Artista segue l’arte riflettendone l’evoluzione nella Storia. Per questo motivo la legge italiana lo tutela riconoscendone il diretto legame con chi lo ha abitato come “traccia visibile dell’unicità delle sue attitudini di produzione e ricerca […] testimonianza delle condizioni materiali del processo di formazione ed azione che è sotteso alle opere”

La memoria delle cose è il tema principale su cui Simone Dulcis decide di cimentarsi in questo suo Studio Invisibile. Un luogo sepolcrale chiarisce da subito l’esigenza perduta di un luogo fisico in cui esercitare la propria natura d’artista.

Il suo studio non esiste più.

Catapultati dentro un processo di progressiva rarefazione e disintegrazione di elementi costituenti, tra il reale e il metaforico, il memento mori di sapore barocco avvolge funereo gli spazi. Solo poche autentiche opere del passato (nulla è stato creato di nuovo dall’artista se non l’istallazione) aprono una finestra di luce verso l’impossibilità di un artista a non essere se stesso: “Se senti una voce che dice non puoi più dipingere allora dipingi a tutti i costi e mettila a tacere” così esortava Van Gogh che fece del suo studio cieli stellati e trasformò manicomi in giardini fioriti.

Efisio Carbone