Andrea Parisio – Mostra personale “E D E N” a Noto, 8 luglio–30 agosto 2025
Andrea Parisio
personale di pittura
NOTO
Bassi Palazzo Nicolaci di Villadorata
08 luglio/ 30 agosto 2025
H 16/23
ingresso libero
Aperitivo con l’Artista
martedi 08 luglio H 19.00
Degustazione Vini Barone Sergio
Sonorità dei SoundScapes
Contributo critico di Barbara Fronterrè
A cura di Vincenzo Medica
Nell’ambito della Rassegna “Percorsi di NOTOrietà 2025“, curata da Studio Barnum contemporary e patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Noto
www.comune.noto.sr.it
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Andrea Parisio è un giovane artista nato e formatosi alla periferia d’Italia, nell’estremo sud siciliano.
Come altri artisti siciliani della sua generazione, Parisio esprime una forma di reazione artistica, onesta e sommessa, alle faglie dolorose e insensate del nostro mondo: una resistenza che sembra fatta di evitamento, di concentrazione, di fuori fuoco. Nel dettaglio, nel minore o, come nei lavori di Andrea Parisio, nell’invenzione mimetica, si esprime ciò che “ non siamo, ciò che non vogliamo”.
Nelle opere a quarzo che compongono la mostra Eden, la mappa dell’altra vita possibile è tracciata da corpi e volti di donna : da dove arrivano e di chi ci sono questi ritratti in bianco e nero, immersi in sfondi di un azzurro pervaso di malinconia, nella cui composizione rientrano la freschezza del verde e il rifugio del nero?
Certamente vengono dal passato, dalle memorie familiari e dalla somma dei molti volti incontrati nella vita personale; dal museo visitato in gita scolastica, con il suo ideale marmoreo di bellezza femminile, mutilato dal tempo umano ma non da quello della natura e del sogno: le statue femminili senza testa fioriscono di papavero e maio, i fiori della campagna isolana, dove un tempo furono venerate e vegliarono le fasi e i riti delle comunità.
Allo stesso tempo volti e corpi provengono dal futuro , da un’evoluzione della vita già nell’immaginazione in cui le figlie crescono, madri e compagne invecchiano e le amiche restano uguali nel ricordo: occhi, labbra sguardi, caschetti lisci , teste arruffate dal risveglio, sono la storia visiva della crescita, della perdita, della trasformazione.
Queste donne immaginarie dallo sguardo diretto sono conficcate anche nel presente : oltre il conosciuto, per citare krishnamurti, per illuminarne la crisi e le crepe.
E’ il presente che sente, legge e dipinge un giovane uomo della periferia del sud, dove i riti del potere sembrano ripetersi sempre uguali, lo spreco e l’occasione perduta danno un tono amaro alla percezione della vita collettiva. Ed è il presente in cui il mondo arretra nella barbarie e un flusso ininterrotto di informazioni, scrollate compulsivamente, pone sullo stesso piano gattini e massacri, ricette di cucina e crimini di guerra: un flusso costante e senza gradazioni di merito rispetto alla nostra attenzione che minaccia il formarsi di connessione emotiva, conoscenza sentimentale, consapevolezza politica.
In questo flusso galleggia un’isola desolata: è la terra senza consolazione del dolore femminile, composta di ingiustizia, prevaricazione e violenza, finora senza soluzioni culturali e politiche.
Questo presente è il muro cui sono affisse le opere di Andrea Parisio e, contro la sua logica, le statue fioriscono, piccoli animali muovono l’aria con le ali o la polvere impalpabile di un passaggio, e la campagna spunta con tralci e vegetali .
Ogni elemento naturale non è decorativo e non evoca il cliché del legame speciale, dell’affinità tra donne e natura: suggerisce, piuttosto, un semplice sentimento di aspirazione alla felicità e alla pienezza dell’umano, dato dal desiderare ogni vivente al suo proprio posto, senza sopraffazione, ingiustizia, oblio.
L’alleanza tra le donne e la natura simbolicamente presente in ogni tela, dunque, è quella tra le principali vittime di quella ingiustizia, di quelle molteplici forme di violenza e sottovalutazione che sono la cifra del presente.
E’ possibile viaggiare verso un Eden di armonia ed equilibrio, che restituisce alle vittime – ai corpi e alle storie delle donne, alle creature non umane e ai loro habitat- rispetto, valore, protagonismo nelle scelte pubbliche e nella formazione umana?
A noi che guardiamo tocca ricercare risposte: l’artista pone sussurrando le domande giuste e segna nello spazio della tela gli elementi di una sciarada, come punto di partenza.
Barbara Fronterrè