Continua il progetto FRAMMENTI: Incontri tra arte, musica, scrittura e cinema | 23 e 31 maggio 2025 | Fondazione Giorgio de Marchis – L’Aquila
FRAMMENTI
Un progetto di
Paolo Mazzeschi e Francesco Paolucci
Con Roberta Vacca e Marzia Lioci
Incontro 23 maggio 2025 ore 18.00
con Anna Maria Giancarli, Domenico Nardecchia, Roberto Soldati
Incontro e Finissage 31 maggio 2025 ore 18.00
con Francesco Zimei, Piercesare Stagni
Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre – Palazzo Cappa Cappelli
Corso Vittorio Emanuele II, 23 – L’Aquila
Fino al 31 maggio 2025
Fino al 31 maggio 2025 la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre è lieta di ospitare il progetto Frammenti, composto da un’installazione di elementi in titanio realizzata dall’artista Paolo Mazzeschi e da un cortometraggio del regista e giornalista Francesco Paolucci, in collaborazione con la compositrice Roberta Vacca e l’artista Marzia Lioci.
Dopo l’inaugurazione del 16 maggio, seguono due incontri di approfondimento:
/ 23 maggio 2025 ore 18.00: incontro con Anna Maria Giancarli – poetessa, Domenico Nardecchia – docente e Roberto Soldati – ricercatore visivo.
/ 31 maggio 2025 ore 18.00: incontro con Francesco Zimei – musicologo e Piercesare Stagni – storico del cinema e presidente Abruzzo Film Commission.
Frammenti nasce da un dialogo avviato dal collettivo durante il periodo del lockdown: partendo dal titanio, come materia concreta e del reale, il progetto arriva all’immagine cinematografica, come materia impalpabile e della finzione. L’installazione e il cortometraggio rappresentano una trascrizione materiale pervasa una dualità di sentimenti – l’ansia, la frustrazione, la certezza – al fine di ricomporre i sentimenti umani quali frammenti emotivi, composti insieme a formare l’unità o smembrati e divisi in parti differenti.
L’immagine che ne deriva potrebbe ricordare l’effige della maschera: come scrive lo psicologo e filosofo Arturo Conte, «l’uomo è un assente dietro la sua presentazione, è una persona nascosta che si svela, resta nascosto mentre viaggia. E viaggia sempre con una maschera che nasconde un’assenza. L’uomo si veste, si nasconde, si nasconde ovunque. Si nasconde nelle case, nelle città, ma soprattutto si nasconde nella stessa definizione di “Uomo” come “Persona”. “Persona” come “Maschera”. Persona dall’etrusco “phersu”, quindi dal greco “πρ.σωπον” [pr.s.pon], significa ciò che è davanti agli occhi. La maschera appunto. Mentre tutta la Natura è nuda, l’Uomo è vestito. Quindi, mentre la Natura è futuro, l’Uomo è immerso nel suo passato. L’uomo ferma i fantasmi, ed ecco che c’è il cinema, la presenza del passato. Il presente opprimente. Ma chi è l’uomo? Storici, giornalisti, psicologi, sociologi, artisti hanno cercato per anni di trovare una risposta. In natura questo non accade. Non c’è animale che abbia scritto, indagato la storia di un antenato. La parola “Futuro” invece deriva dal greco “φυω”,ciò che fiorisce, ciò che nasce. Ad esempio un albero. Il futuro è la trasfigurazione dell’uomo in donna e della donna in uomo. La trasfigurazione intesa come sensazione. L’incontro delle gemme degli alberi con il cielo e la pioggia. Questo è il futuro, il senza tempo, l’inconscio. Ciò che va oltre il bene e il male».
Nella scultura-installazione, la rappresentazione coincide con un volto trasfigurato che sottolinea i due aspetti del pensiero e dell’azione: una maschera fatta di frammenti assemblati che suscita innumerevoli interrogativi. Nel cortometraggio, i frammenti dei due personaggi/maschere, al limite dell’identificazione reciproca, tendono alla riconquista dell’armonia e alla ricomposizione, aiutati anche dalla colonna sonora che si ispira ai quattro elementi naturali – terra, aria, acqua, fuoco – alternati da voci registrate su fonemi/parole/frasi.
La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre viene istituita a L’Aquila nel 2004 allo scopo di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e librario raccolto dal professor Giorgio de Marchis nel corso della sua carriera di storico dell’arte. Manifesti, locandine, inviti e brossure sono solo alcuni esempi delle tipologie documentarie che caratterizzano l’archivio composto da quasi 200.000 pezzi. Cataloghi di mostre, monografie e saggi, che popolano la biblioteca, contribuiscono a restituire l’immagine di un periodo denso di cambiamenti non solo a livello sociale ma anche storico-artistico, quale gli anni Sessanta e Settanta in Europa. Dal 2018 abita gli spazi del primo piano del Palazzo Cappa Cappelli che apre costantemente per eventi, mostre e collaborazioni con artisti ed enti.
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