Cruel Labyrinth – L’arte viscerale di Marcello Vandelli alla Casa di Dante

CRUEL LABYRINTH – L’arte viscerale di Marcello Vandelli alla Casa di Dante

Dal 3 al 15 maggio 2025, la Società delle Belle Arti – Circolo degli Artisti “Casa di Dante” di Firenze ospita la mostra personale di Marcello Vandelli, dal titolo Cruel Labyrinth – Labirinto crudele, un progetto promosso da Eclipsis Style Project con il patrocinio del Comune di Firenze.

L’esposizione, curata da Giancarlo Bonomo e Raffaella Rita Ferrari, presenta circa trenta opere pittoriche dell’artista, configurandosi come un autentico viaggio nell’intensità del gesto creativo, tra visioni, simboli e materia.

L’inaugurazione si terrà sabato 3 maggio alle ore 17 presso la storica sede della Casa di Dante, in via Santa Margherita 1R, a due passi dal cuore medievale della città. La mostra sarà visitabile dal martedì alla domenica, con orario 10-12 e 16-19, restando chiusa il lunedì.

Realizzata in collaborazione con i Club per l’UNESCO di Firenze e Udine e con Auxilia Foundation, l’iniziativa si avvale del sostegno di numerosi partner, tra cui:
Lunardelli vini pregiati, Porfa Solutions, Banca Popolare SANFELICE 1843 (main sponsor), Ristorante pizzeria DALMATA, Protective coating DAMA, Legnami INCERTI MARIANO, Amministrazioni MANZINI, NOVA MOTORS, Vivai-Piante PREVIDI GUIDO, Costruzioni SAIDI RACHID SRLS, Vandelli Art Organization.

Collaboratori e team di progetto:
Eleonora Tabarelli (collaboratrice alla curatela), Raoul Bendinelli (relazioni esterne Roma), Stefano Vandelli (promoter), Sergio Piccinini (ufficio stampa), Stefano Parmigiani (web & design), Carlo Benatti (video editor).
Per informazioni: eclipsisproject19@gmail.comwww.vandellimarcelloartist.com


L’alchimia visionaria di Marcello Vandelli

(di Raffaella Rita Ferrari)

C’è un’energia indomabile nelle opere di Marcello Vandelli, una forza che non si lascia addomesticare e che si manifesta senza filtri, senza compromessi. La sua pittura non è racconto. È vera e propria urgenza in cui non cerca consenso, ma impone la propria presenza con l’irruenza di un linguaggio visivo istintuale, assoluto, e ricco di simboli. Le sue tele non sono semplici quadri, ma campi di battaglia dove il colore esplode in visioni frenetiche, in un continuo duello tra istinto e materia. Nessuna mediazione, nessuna concessione alla misura: la sua arte è un atto di sfida, un manifesto di esistenza bruciante, contemporanea, dove si rende necessario descrivere il proprio tempo senza però dimenticare la preziosità dell’insegnamento del passato.

Eccessivo? Sì. Ma il suo non è l’egocentrismo sterile di chi si contempla allo specchio. È un Ego febbrile, quello del profeta errante, del predicatore dell’immagine, dell’alchimista che crede di poter trasformare il colore in rivelazione. Non cerca un dialogo, ma impone un monologo incendiario, in cui ogni pennellata è un atto di autoaffermazione. La sua pittura non vuole piacere, non si modella sulle aspettative, non offre chiavi di lettura preconfezionate. È un codice caotico, da assorbire con la stessa intensità con cui è stato concepito. Un caos volontario, un cortocircuito tra spiritualità e materialismo, tra visione e provocazione.

Ma l’arte, per Vandelli, non è solo esplosione: è anche prigione, ossessione, dipendenza. Non un rifugio, ma una trappola dorata che seduce e tormenta. La creatività è un labirinto crudele: si entra per scelta e si rimane per destino. Si può tentare di abbandonare l’arte, ma il richiamo è feroce ed inevitabile; è un canto di sirene che ammalia, avvolge, divora. Ogni distacco è solo una pausa prima di un ritorno ancora più irruento, più affamato, più disperato.

Maledetta Arte! Compagna fedele, incubo e salvezza, dolce-amara condanna.
La mostra Cruel Labyrinth, che vede esposti una trentina di quadri presso la storica Società delle Belle Arti – Circolo degli artisti ‘Casa di Dante’ di Firenze, è un viaggio dentro il vortice della creazione, nel paradosso che lega libertà assoluta e prigionia volontaria. Vandelli non cerca vie di fuga, non cerca compromessi. Si tuffa nel labirinto e ci trascina con sé.
E allora la vera domanda non è se riusciremo a trovare un’uscita, ma se vorremo davvero cercarla.

Così, l’essere eccessivo è la sua forza, il suo non porsi limiti la sua verità. Dipingere per lui è un modo per trasformare l’invisibile, per dare forma al vuoto, cercando nella materia e nel colore una verità che sfugge al linguaggio.
E se l’arte deve ancora avere un senso, forse è proprio quello evocato da artisti così: quelli che non chiedono il permesso.

RAFFAELLA RITA FERRARI

https://www.circoloartisticasadante.com/