Francesco Manenti fra i 12 selezionati al Malamegi Lab18 Art Prize

Francesco Manenti 

fra i dodici artisti selezionati per

Malamegi Lab18 – art prize


IMAGOARS
Campo Del Ghetto Vecchio 1145 – Cannaregio, Venezia

29 maggio – 11 giugno 2021
Opening: sabato 29 maggio 2021 alle ore 18

lab.malamegi.com

 

 

<<il catalogo>>

Ogni sera, quando mio padre tornava a casa dall’ospedale, dopo lunghe ore in cui aveva indossato un camice bianco, mi stava accanto per rivivere quella che era stata la mia giornata. Uno accanto all’altro catalogavamo i miei disegni con la data, il luogo e, eventualmente, il titolo da me suggerito.
La mia vita, le mie esperienze, il mio ambiente erano lì, nelle nostre mani, trasformate in disegni.
Cominciai così a osservare e imparare da ciò che il mondo poteva offrirmi. Dal 1974 sono cresciuto tra la vita cittadina modenese e la fuga tra le montagne dell’ Appennino Tosco-Emiliano, assorbendo quello che mi possono dare due modi di vivere completamente diversi.
All’età di diciotto anni ho iniziato a rendermi conto che questo era diventato per me il principale mezzo di comunicazione e così ho iniziato a dedicarmi seriamente alla pittura, prima come artista autodidatta e poi frequentando corsi di disegno dal vero. Nel frattempo mi sono iscritto all’università, spinto dalla mia curiosità per il mondo animale, tanto lontano quanto vicino all’essere umano.
In quegli anni ho sperimentato, studiato e giocato con il disegno. Mi piaceva creare fumetti satirici e un po’ volgari per i miei compagni di classe e partecipare a tutte le mostre possibili da solo o in compagnia di amici interessati a questa lingua.
Tutti i percorsi che ho intrapreso mi hanno dato la possibilità di conoscere, osservare e assorbire esperienze e realtà diverse, regalandomi nuovi orizzonti che poi ho potuto trasferire nel disegno.

Quindi per me la pittura è diventata il mezzo privilegiato per raccontare il mio modo di interpretare il mondo e l’essere umano. Ciò che prima era vissuto nella mia mente si è trasformato in figure solitarie, grottesche, disorientate sulla tela, bambini che sarebbero stati potenti, ma visti nella loro forma più fragile. Osservare l’umano nella sua vulnerabilità mi ha portato a fare rappresentazioni di importanti personaggi storici o letterari del passato nelle loro forme più semplici, più povere, più quotidiane, demonizzandone la superiorità, ma elevando la loro umanità in tutti i suoi significati, spogliandoli dei simboli che separarli dalla loro natura umana. La mia indagine antropica si è concretizzata nella serie Human Beings, che mira a portare al centro dell’attenzione uomini e donne colti per strada, nelle sale d’attesa, nei pub, nella coda dell’ufficio postale, diventando i miei Abramo e Isacco, Adamo e Eva, Tito e Dimaco, Caino e Abele.
Ma il mio desiderio di esprimermi non si limitava allo studio e alla pratica della pittura. Ad un certo punto è nata in me la voglia di dare corpo e spazio alle immagini che ho impresso sulla tela. Ecco perché, nel 2001, ho lasciato l’università e ho iniziato un nuovo percorso frequentando una scuola di Circo. È così che ho iniziato il mio viaggio tra teatro e danza, dando corpo e movimento a quei quadri che, in questo modo, hanno preso vita sopra il palcoscenico. Il teatro mi ha dato l’opportunità non solo di animare i soggetti dei miei quadri, ma anche di avere un nuovo filtro per leggere il mondo e trasferire il movimento teatrale nella pittura. Linguaggio drammatico e pittorico si sono quindi fusi in uno, diventando parte fondamentale della mia persona e del mio modo di interpretare la realtà.
La mia ricerca e curiosità per nuovi modi di esprimermi mi ha portato anche ad ottenere, nel 2019, un Master in Illustrazione Editoriale presso Ars in Fabula.
Oggi io, Francesco Manenti, ho scelto di tornare alle origini e vivere con mia moglie Daria, due gatti (Tadzio e Mimì) e tre cani (Lyz Londra, Tina Walden e Runa) in quella che era la casa di mio nonno, la sua famiglia e la mia corre per prati e montagne.
Ho scelto di tornare in quel piccolo villaggio sconosciuto di Nismozza, nell’Appennino Tosco-Emiliano, e continuare a cercare e sperimentare nuovi modi di comunicare attraverso la pittura, l’illustrazione e la performance.

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