Le rovine del Simbolo – Conferenza/Mostra – Pinacoteca Servolini

Le rovine del Simbolo

frammenti della classicità nell’incisione della Belle Epoque

Conferenza/Mostra in occasione dell’esposizione

de L’île heureuse (Le jardin de Diane), 1902

acquaforte e acquatinta a colori di Alfredo Müller

PINACOTECA COMUNALE CARLO SERVOLINI

Via Umberto I, n. 63 – Collesalvetti

giovedì 16 agosto 2020, ore 17.00

ingresso su prenotazione: francesca.cagianelli@gmail.com

In occasione delle NOTTI DELL’ARCHEOLOGIA 2020

La Pinacoteca Comunale Carlo Servolini sceglie di partecipare alle Notti dell’Archeologia 2020 con la Conferenza / Mostra dal titolo “Le rovine del Simbolo: frammenti della classicità al tempo della Belle Epoque”, promossa dal Comune di Collesalvetti, ideata e curata da Francesca Cagianelli, in occasione dell’esposizione straordinaria de L’île heureuse (Le jardin de Diane), 1902, acquaforte e acquatinta a colori di Alfredo Müller, presentata nell’ambito della mostra “L’incisione al tempo della Belle Epoque. Lionello Balestrieri verso Montmartre” con l’obiettivo di dilatare il panorama sull’incisione a colori attraverso il paragone tra i due “Toscani di Parigi”.

L’inedita riflessione corre sul filo di alcune miliari testimonianze incisorie che attestano l’iconografia diffusa di quei lacerti della classicità disseminati in scenari lussureggianti di parchi e boschi, peraltro ampiamente ristrutturati, che al tempo della Belle Epoque costituiscono palcoscenici privilegiati per passeggiate mondane e idilli galanti, a partire da alcune acqueforti e acquetinte a colori di Alfredo Müller per finire con i celebri monotipi di Umberto Brunelleschi e George Barbier.
Dal Parc Monceau, costruito nel 1773 da Louis Carrogis Carmontelle mediante il ricorso all’architettura dei pays d’illusions, secondo la moda esotica del giardino anglo-cinese, fino al Parc de Saint Cloud, ideato dall’architetto e paesaggista André Le Nôtre, già progettista del giardino della Reggia di Versailles, le rovine classiche inserite in scenari arborei di gusto settecentesco, diventano topoi iconografici per composizioni di gusto simbolista, come nel caso di Alfredo Müller, fino a divenire, tra gli anni Venti e Trenta, nell’epoca cioè della diffusione del pochoir, vere e proprie icone decorative tra Liberty e Déco.
E se all’origine delle divagazioni classiche ordite da Alfredo Müller sul filo dell’emulazione tra nudità femminile e idealità classica nel suo magnifico repertorio incisorio la critica ha intravisto la lezione di Puvis de Chavannes e del suo Bosco sacro, procedendo verso i pochoir di Umberto Brunelleschi si entra addirittura nel mondo della fiaba, tra il settecentismo delle Fêtes galantes e la turquerie delle Mille e una notte.
Non stupisce dunque che dal capolavoro della Comédie Italienne del 1912, dove architetture di ispirazione palladiana commentano scene galanti di arlecchini e colombine, Brunelleschi giunga nel 1914 al capolavoro librario Contes du Temp Jadis, dove tempietti e colonnati riemergono tra il neosettecentismo di ispirazione veneziana e l’orientalismo varato da Poiret e dai Balletti Russi.
Si tratta sempre e comunque di rovine e frammenti di una classicità ormai definitivamente eclettica, ridotta progressivamente a preziosismo decorativo, di volta in volta abbinata vezzosamente ad affusolate eroine Belle Epoque come nella Vie parisienne di George Barbier o addirittura a maliose odalische come nel caso de Le Jardin des caresses di Franz Toussaint, “livre de luxe” illustrato au pochoir nel 1914 su disegni di Léon Carré a guisa di “un prezioso manoscritto orientale”.

info:0586/980255

pinacoteca@comune.collesalvetti.li.it/www.comune.collesalvetti.li.it

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