PAOLO GUBINELLI – “SEGNI DI LUCE”

“SEGNI DI LUCE”
L’OPERA DI PAOLO GUBINELLI
Testo di Paola Ballesi
MONASTERO DI FONTE AVELLANA
1 agosto – 30 settembre 2022
Indirizzo61040 Fonte Avellana PU
Stile architettonicoArchitettura romanica
Telefono0721 730261
Testo di Paola Ballesi
MONASTERO DI CAMALDOLI
IndirizzoLocalità Camaldoli, 14, 52014 Camaldoli AR
Telefono0575 556012
 
Testo di Paola Ballesi
15 luglio – 3 settembre 2022
 
Paolo Gubinelli
“Segni di luce”
Carta piegata, incisa, tagliata, segnata, disegnata, colorata, graffiata, piagata, illuminata, oscurata, ombrata. La carta per Paolo Gubinelli è la superficie ideale, lo spazio più ricettivo ma anche più reattivo,  il campo di battaglia   e la materia più duttile per un corpo a corpo con il linguaggio espressivo. E con essa l’artista  gioca una partita lunga una vita  perché c’è in palio il trofeo dell’immaginazione creativa che sfonda il muro della consuetudine e dell’acquietamento nell’abitudine per liberare il propellente energetico fatto di segni e significati,  sogni e costrutti, le impalcature culturali che muovono il mondo.
La carta è infatti nel DNA dell’artista, e non poteva essere altrimenti, nato a Matelica  la città  che, insieme  a Pioraco, fa parte del più importante distretto della carta dell’Italia centrale il cui storico centro nevralgico è la più famosa Fabriano.
Dunque fin dagli esordi nella seconda metà degli anni ’60, Paolo Gubinelli, marchigiano di nascita ma toscano di adozione, imposta la sua ricerca facendola virare dal più tradizionale supporto della tela al  materiale cartaceo che sente congeniale ed adatto per approfondite indagini sulle incidenze della luce nelle sue infinite varianti e sull’articolazione dello  spazio nelle sue molteplici relazioni strutturali.  L’analisi dello spazio, a partire dalla percezione fino allo sfondamento virtuale, lo fa entrare  in stretta sintonia  col filone astratto-geometrico internazionale, con lo spazialismo e con il rigore delle sperimentazioni optical che facevano capo  ai già affermatissimi Dorazio, Fontana, Manzoni e Castellani.  Gubinelli li considera suoi maestri e naturali punti di riferimento, così come sente il fascino intellettuale della ricerca analitica sugli elementi primari  di un linguaggio visivo elementare promossa dal minimalismo di matrice americana,  da Newman  a Reinhardt.
L’indagine puntuale sui  gradienti percettivi del linguaggio visivo sperimentato sulla materia viva del supporto cartaceo hanno caratterizzato da sempre il suo lavoro che nel tempo ha registrato il passaggio, apparso attorno agli anni ’80, da una impronta inizialmente razionalista, per la presenza di una componente grafico-architettonica costante ed essenziale, a modalità espressive più aperte  caratterizzate da una libertà narrativa fatta di segni muti meno rigorosi, ma tanto più eloquenti quanto più intriganti,  innescata anche da certe seduzioni sulle infinite potenzialità del vuoto dell’arte orientale. Così se nella prima fase era il cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, ad essere  inciso con una lama per creare strutture geometriche tridimensionali sensibilizzate al gioco luministico con piegature manuali lungo le incisioni, successivamente la ricerca spaziale avanzata attraverso linee e giochi cromatici, apre alle più svariate tecniche e a nuove materie come le creazioni in vetro propiziate dall’imprenditore e creativo  mecenate Vittorio Livi. Mentre l’indagine sempre più puntuale sui generi cartacei,  dalla grammatura al formato,  lo porta a selezionare le superfici più svariate, da quadrate a tonde,  da fogli a rotoli che diventano il luogo elettivo per dispensare  tracce di passaggi esistenziali raccolti e disseminati in tessiture poetiche.
Infatti suggerisce Lara Vinca Masini “l’uso del segno colorato libero e gestuale  crea un effetto di profonda suggestione lirica”, un incantamento che Gubinelli insegue da sempre sciogliendo in  sequenze di pura poesia gli effetti luministici del colore, ” trame… di prezioso cromatismo”, come le chiama Enrico Crispolti.
Anche le opere più recenti presentano segni apparentemente indecifrabili ma eloquenti: graffi, tracce, impronte e colori che interrogano la nostra percezione, alcuni  più decisi e forti, altri appena percettibili, ma aperti alla luce come impronte di lievi passi di danza modulati su accordi musicali  che toccano le corde del sentimento.
Parlano dell’artista che si abbandona ad una vena espressiva sempre più libera per  tradurre i suoi moti dell’anima, le eco montanti del suo sentire profondo scaturite in tonalità affettive che registrano i ritmi del cuore e l’ansimare delle sue passioni nella variazione tonale del colore e nelle impronte del segno sciorinate in liriche partiture musicali.  Su questo fertile  terreno della creatività e della poesia è così avvenuto nel tempo anche il naturale incontro con grandi letterati e poeti come Cesare Vivaldi, Luzi, Spaziani, Merini, Zanzotto, Loi, solo per citarne alcuni,  che sono diventati  suoi compagni di strada.  Hanno condiviso con lui l’enigmatico tracciato del percorso esistenziale che Paolo Gubinelli da più di mezzo secolo tenta di rischiarare e rendere più agevole con il calore e il colore dei suoi “Segni di luce.”
   Paola Ballesi, Marzo 2020
Politeama Tolentino, aprile 2022
Biografia
Paolo Gubinelli, biografia. Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti:
Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren. Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in italia e all’estero.
Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102×72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.
Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Paola Ballesi, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella Branca, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Paolo Bolpagni, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico; Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre Restany, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani e stranieri:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Alberto Caramella, Roberto Carifi, Ennio Cavalli, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
Stralci critici:
 
Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Bongiani Sandro, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.
In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.
Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale.
Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.
Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela, ceramica, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.
Paolo Gubinelli, biography. Born in Matelica (province of Macerata) in 1945, lives and works in Florence. He received his diploma in painting from the Art Institute of Macerata and continued his studies in Milan, Rome and Florence as advertising graphic artist, planner and architectural designer. While still very young, he discovered the importance of Lucio Fontana’s concept of space which would become a constant in his development: he became friends with such artists as :
Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, and Zoren, and established a communion of ideas and work.
His work has been discussed in various catalogues and specialized reviews by such prominent critics as:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Paola Ballesi, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella Branca, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Paolo Bolpagni, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Marchi, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre Restany, Davide Rondoni, Elena Pontiggia, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
Many others have also written about his work:
Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Bongiani Sandro, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
His works have also appeared as an integral part of books of previously unpublished poems by major Italian poets foreigners:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto Caramella, Ennio Cavalli, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi,  Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
He participated in numerous personal and collective exhibitions in Italy and abroad. Following pictorial experiences on canvas or using untraditional materials and techniques, he soon matured a strong interest in “paper” which he felt the most congenial means of artistic expression. During this initial phase, he used a thin white cardboard, soft to the touch and particularly receptive to light, whose surface he cut with a blade according to geometric structures to accent the play of light and space, and then manually folded it along the cuts.
 In his second phase, he substituted thin white cardboard with the transparent paper used by architects, still cutting and folding it, or with sheets arranged in a room in a rhythmic-dynamic progression, or with rolls unfurled like papyruses on which the very slight cuts challenging perception became the signs of non-verbal poetry.
 In his most recent artistic experience, still on transparent paper, the geometric sign with its constructive rigor is abandoned for a freer expression which, through the use of colored pastels and barely perceptible cuts, translates the free, unpredictable motion of consciousness in a lyrical-musical interpretation.
 Today, he expresses this language on paper with watercolor tones and gestures which lend it a greater and more significant intensity.
He made white and colour pottery where engraved and relief signs stand out in a lyrical-poetic space.
PAOLO GUBINELLI
BIOGRAFIA PAOLO GUBINELLI
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