Profughi di Emilio Tadini – Milano

Profughi di Emilio Tadini

Milano

Emilio Tadini

27 febbraio – 20 aprile 2019

Vernissage 27 febbraio ore 18.30

DAL 27 FEBBRAIO AL 20 APRILE UNA MOSTRA DEDICATA AL CICLO PITTORICO PROFUGHI TEMA PIU’ CHE MAI ATTUALE. LA MOSTRA DI TADINI SARA’ ACCOMPAGNATA DA UNA COLLETTIVA DI AUTORI VARI CHE RACCONTA L’UMANITA’ IN VIAGGIO NELL’ERA GLOBALE.

Erano gli anni ‘80/’90 quando Emilio Tadini realizzò una serie di opere pittoriche dedicate ai profughi. Tadini raccontava l’Uomo e lui riteneva che l’essere profugo è una condizione che appartiene a qualunque essere umano perchè è parte dell’esperienza della vita, è la gestione del cambiamento e della perdita.

Il tempo dell’esperienza dell’Uomo è senza tempo e senza patria. E’ un’eterna ricerca della condizione migliore attraverso un viaggio, un sogno, un amore.

Nel 1945, Emilio Tadini ricordava che frequentava il ginnasio e trascorreva più tempo nel rifugio che in aula. In particolare gli rimase impresso il rischio di essere imprigionato o ucciso che corse suo padre (unica figura parentale a lui rimasta dopo la morte della madre) perché, da fervente cattolico qual era, si inginocchiò a pregare davanti a dei morti in Piazzale Loreto.

In quella Milano di lutti e di bombardamenti metteva radici la voglia di costruzione e la fame di giustizia e di benessere di tutta la generazione di Tadini.

Oggi quella Milano e quell’Italia ricostruita è tra le Nazioni del mondo meta di popoli di altre parti del mondo in cui regna la guerra, l’orrore, la fame.

Ma quell’essere profughi è l’odissea di un’umanità che non è mai riuscita di fare di una terra, la propria terra quasi quanto nessuna patria è mai riuscita ad essere più importante e sovrana di una madre terra.

Questi sono tempi di contraddizioni in cui mentre la politica si allarma a difesa di confini, culture e religioni, madre Terra richiama tutti all’ordine e a una visione unitaria con i suoi cambiamenti climatici.

Ebbene proporre oggi una mostra sul tema Profughi, partendo dagli stimoli e dalle riflessioni di Tadini e del suo Novecento, ci sembra più che mai attuale.

In questo Duemila chi sono i profughi? Quali sono i cambiamenti, le perdite, i rischi di questa umanità che corre, che si ammassa nelle metropoli, orfana di ideali ed utopie, che cerca nuove forme di sostentamento e teme per il futuro di tutta la Terra?

E’ con questo intento che la mostra di Tadini è accompagnata da una collettiva di arte contemporanea (fotografia, pittura e scultura) attraverso cui vogliamo riflettere sul senso dell’essere in viaggio oggi, in un’era definita dai sociologi un’era globale in cui, mentre sul web si mischiano senza territori culture diverse e si integrano, nel mondo concreto si vive un’ondata di nazionalismo accompagnata da un forte bisogno di eguaglianza sociale.

Abbiamo dunque chiesto ad artisti di oggi di raccontare il senso dell’essere profughi oggi, di individuare quali sono i luoghi di fuga, gli itinerari di ricerca, di questa umanità in viaggio.