Romano Morando, Giulia Marcucci, Ignazio Fresu – SHOAH – Loggiato del Pellegrino – Impruneta

Inaugurazione 14 gennaio 2023 – ore 17.00
Piazza Buondelmonti – Impruneta – Firenze 14 – 29 gennaio 2023
Orario: da venerdì’ a domenica 16.00 – 19.00
SHOAH
La celebrazione del 27 gennaio come giornata in ricordo delle vittime del Nazismo, dell’Olocausto ed in onore di coloro che – a rischio della propria vita – hanno protetto i perseguitati in questo momento storico assume ancor più significato, stante il subdolo veleno dilagante del negazionismo ed i crimini di guerra contro l’umanità che stanno nuovamente insanguinando anche l’Europa.
Le opere di Romano Morando sono estremamente pregne di significati. Pittore che in varie sue opere persegue un informale lirico ed un forte espressionismo astratto, in altre tramuta la sua gestualità segnica in una figurazione ‘allucinata’, vibrante, emotivamente ispirata, nella quale le deformazioni anamorfiche di un realismo di ascendenza quasi ‘anatomica’ secentesca si plasmano entro reminiscenze munchiane decisamente espressioniste e surreali. Così avviene nelle tre serie qui esposte e ispirate alle figure bibliche, all’olocausto ed al ritorno in Palestina, nella Terra promessa dominata dalla grande menorah di sapore chagalliano. Figure che si contorcono e si ‘liquefanno’ serpentine in un pathos crudo, solido e contemporaneamente poetico e profetico, dilavate dal trascorrere del tempo ma vive tramite la memoria. Un tempo sospeso, algido e ossimoricamente empatico che coinvolge lo spettatore senza mai indulgere ad una bellezza estetica scontata o retorica, ma ad un Bello interiore che accende l’anima di forti emozioni.
Anche Giulia Marcucci ci attira nel ‘respingente’ e ‘macabro’ di un incubo reale sul quale riflettere, dove la frammentarietà dell’accurato disegno rimanda ad esperienze americane talora vicine a Basquiat e a Paul Kostabi e all’Art Brut di Dubuffet e di ascendenza teorica bretoniana.
Infine, Ignazio Fresu, con le sue raffinate istallazioni ‘petrigne’, ingessate e bloccate nel tempo e nello spazio, cui è sempre sotteso una profonda cultura ed un citazionismo esistenziale-filosofico mai accademici, fortemente concettuali, dominate dall’idea dell’assenza pregnante come realtà fattuale, quell’assenza per dissolvenza negli scuri ‘fumi’ dei crematori di Auschwitz che si fa ingombrante ‘presenza’ nelle coscienze.
Giampaolo Trotta