Saghar Daeiri – Entropy #8 – Shazar Gallery – Napoli

Shazar Gallery

presenta

Saghar Daeiri

Entropy #8

A cura di Marina Guida

Opening: sabato 11 dicembre dalle ore 18,00 alle 21,00

Dal 14 dicembre 2021 al 6 febbraio 2022

Sabato 11 dicembre dalle ore 18.00 la Shazar Gallery ospita Entropy #8, la prima personale italiana dell’iraniana Saghar Daeiri. La mostra, a cura di Marina Guida, ha subito molti rinvii per l’emergenza Covid e presenta il nuovo progetto dell’artista di base a Istanbul, con dipinti su tela, acquerelli su carta e micro-installazioni che narrano un sistema umano e sociale prossimo al collasso. Saghar Daeiri, particolarmente attenta alla rappresentazione critica e grottesca della società in cui vive, affronta il disordine all’interno di un sistema, l’entropia appunto, attraverso un personalissimo linguaggio visivo che deforma l’immagine fisica, ne trasforma le fattezze lanciando segnali di un disfacimento intimo e collettivo. Gli spazi di via Scura accolgono elementi distruttivi e forze destabilizzanti in un sistema chiuso, un buco nero che intercetta il caos latente nell’ordine sociale. È la sovversione che da adito a soluzioni fittizie, la salvezza diventa essa stessa disordine, mentre il nuovo ordine veicola abitudini che sembrano destabilizzate. I personaggi dipinti dall’artista iraniana affollano ambientazioni ambigue, vivono contemporaneamente episodi, situazioni e posture sociali che sfociano in drammi, in un susseguirsi di frenesie vorticose dai colori accesi e brillanti. Le scene si concretizzano in piccole installazioni che, se da un lato offrono spazio ad un continuum pittorico, dall’altro, cambiando supporto, si aprono a retaggi culturali differenti e a messaggi visivi radicati nell’immaginario comune. Sono proprio i topos a venire ribaltati, i sorrisi, le posture e i suoni reconditi, le appendici connettive con l’ambiente che si frantumano aprendosi alla crisi, al disfacimento totale. La tensione termina in un vortice imperturbabile, dove tutto si ferma per finire in un colore unico e assoluto, in un silenzio privo di speranza.

La personale di Saghar Daeiri, Entropy #8, rimarrà aperta fino al 6 febbraio 2022 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 su appuntamento. Gli ingressi saranno regolamentati dalle norme del nuovo DPCM. La prenotazione è possibile su tutti i canali ufficiali della Shazar Gallery.

Press officer: Graziella Melania Geraci 3475999666 press@shazargallery.com

Shazar Gallery

Via Pasquale Scura 8

80134 Napoli Tel. 081 1812 6773 www.shazargallery.cominfo@shazargallery.com

Instagram: shazargallery – FB: shazargallery

Testo critico

We’re just two lost souls
Swimming in a fish bowl Year after year
Running over the same old ground
What have we found?
The same old fears”

Pink Floyd, Whish you were here, 1975

Entropia quale rinnovata teoria del caos? Figure tragiche nel loro apparire allucinate, in un delirio di felicità, all’interno di un contesto ambiguo, avallato dall’uso di sfumature intense e colori a tratti psichedelici. Burattini inconsapevoli ed automi eterodiretti, costretti ad una infinita e caricaturale messinscena di stessi.

E’ così che si potrebbe tradurre l’ipnotico viaggio, tra ordine e disordine, delineato nelle opere dell’artista Saghar Daeiri, esposte nella mostra a cui questo testo si accompagna.

Nell’universo dell’artista iraniana, le figure rivelano in parte la loro estrema “follia”, per ricercare un equilibrio esistenziale. Qui, il caos di pose e di azioni, di gesti che si compiono, quasi come in un rebus, ci chiedono di leggere e di capire in maniera nitida cosa stia accadendo, che tipo di narrazione si stia compiendo.

Come in un sogno rivelatorio, i protagonisti di queste opere ci chiedono di percepire, il caos ed il delirio che si cela dietro una linearità ed una capacità di controllo del reale, che sono solo apparenti.

Un nuovo ordine entropico, scompagina le certezze fino ad oggi ritenute tali, ed evidenzia in maniera ironica e grottesca, gli sforzi umani per cercare di dominare i rapporti di forza/convivenza con una realtà monodimensionale, apparentemente ordinata, ma in verità incongruente ed inconoscibile, nella quale gli esseri umani ingenuamente si affannano per costruire nuove visioni, nuove illusioni, nuovi tranquillizzanti sistemi di valori.

Il mezzo di esecuzione, qui proposto, fatto di segni e cromie antinaturalistiche, ci conduce ad intensificare o ad alleggerire la percezione, ma il rischio di venire risucchiati nel buco nero dell’enigma della visione, rimane alto.

Il progetto apre un interrogativo interessante: può dunque il caos creare un nuovo ordine? Ridare un equilibrio a ciò che lo aveva perduto? Evidentemente sì! E’ questo il “metodo” che usa l’artista, in uno scenario i cui personaggi realizzano una sequenza, con un prima e un dopo, ma in cui da un momento all’altro “l’ordine del discorso”, per dirla con Michel Foucault,

si può sovvertire, perché sono crollate tutte le impalcature semantiche e i confini tra le narrazioni.

In questi lavori assistiamo, alla sovrapposizione di piani, vie di fuga, forze centrifughe tese alla dissolvenza delle immagini, dei tratti somatici. La figura umana si connota in virtù di uno sguardo, o alle prese con pose e attività inconsuete che non tengono conto – e con il quale nulla hanno a che fare – dello spazio in cui l’azione si attua. Pensiamo ad esempio ai lavori appartenenti alla serie Safety box, di fronte alla quale, lo spettatore è lasciato quasi in uno stato di allerta, in apprensione tale, da chiedersi cosa alla fine succederà.

Si tratta di opere enigmatiche, che rimandano alle soluzioni stilistiche della grande tradizione pittorica occidentale. Se è vero, come sosteneva Deleuze, che “ogni opera riassume e contiene in sé tutta l’arte che l’ha preceduta1, in questi lavori ritroviamo, le atmosfere sospese di Edward Hopper; gli incubi lucidi di Francisco Goya; i paesaggi enigmatici e stranianti di Arnold Böcklin; il grottesco onirico di Hieronymus Bosch; frammisti ad elementi della cultura orientale, quali la poesia iraniana e l’utilizzo di oggetti rituali, come i contenitori in rame. Questi elementi vengono rielaborati da Saghar con una cifra stilistica del tutto riconoscibile e personale.

Osservando l’installazione – che si traduce quale simbolo di salvezza – ecco emergere, in maniera decisa, la forza e l’essenza della cultura iraniana. Secondo la tradizione, infatti, bevendo da questi contenitori rituali, sogni e speranze potranno avverarsi; le mani ci parlano di aiuto, di ricerca di condivisione, di protezione; come piccoli emblemi apotropaici rappresentano enigmi di salvezza.

Ci accorgiamo dunque di come la mescolanza fra arcaico e contemporaneità sia talmente forte, in un alternarsi di pacatezza e tensione, nell’attraversare quello che Gustav Jung ebbe modo di definire “inconscio collettivo”.

Opere, quelle di Saghar Daeiri, in cui si avverte tutto il peso di un’epoca alle prese con le sue nevrosi, con i suoi gesti consolatori, forse propiziatori, e che in fondo ci parlano delle ansie della contemporaneità, che risuonano di echi antichi; nelle quali, si scorge un invito continuo alla ricerca del particolare, del dettaglio che quasi disturba e distrae. Ed è forse questo il senso dell’opera Entropy No: 8, dalla quale la mostra mutua il titolo, ovvero quell’insieme che impedisce all’occhio di decodificare la visione relegando lo spettatore ad uno stato di sospensione infinita e labirintica.

Il numero otto, ha un significato simbolico molto forte, un numero magico che più di altri riesce a mutare e a trasformarsi così come a tendere, nelle sue fattezze, all’infinito. Trasformazione, quindi la parola chiave per leggere l’intero progetto, intesa come mutamento sia esterno all’individuo, ma soprattutto interno ad esso; come l’ etimologia stessa indica: dal greco antico ν, “dentro”, e τροπή, “trasformazione”. In questo caso la trasformazione intesa come trasmutazione alchemica ed evoluzione spirituale, che ritroviamo nella simbologia della stella/rosa ad otto punte, nell’opera Animus Manendi.

Nella terminologia della Gestaltpsychologie si direbbe che le opere di Daeiri costituiscano un campo di forze; queste stesse si concretizzano in un segno che muta, e si fa struttura di un’idea di trasformazione che non astrae e non si astrae, che non vuole sottrarre, ma caricare la propria presenza fino a tracciare una forma attraente e al tempo stesso enigmaticamente sfuggente, del momento presente. Il processo evolutivo è appena iniziato.

Nulla sarà più come prima.

Marina Guida

1 G. Deleuze, Francis Bacon. Logica della sensazione, Quodlibet, Macerata 1995, pp.188

Biografia

Saghar Daeiri (nata nel 1985 – Teheran, Iran) Artista visiva e ricercatrice

Vive e lavora a Istanbul.

Laureatasi in pittura a Teheran, ha presentato alla Azad Art Gallery, nel 2006, la sua prima personale, mostra nella quale le sue opere sono andate tutte vendute. Da allora ha tenuto altre 5 personali a Teheran (Azad Art Gallery) e ha partecipato a diverse mostre collettive in tutto il mondo (New York, Londra, Berlino e così via). Nel 2009 è chiamata a partecipare, con 3 dipinti della serie “Shopping Malls of Tehran”, alla mostra intitolata: “Iran Inside-Out” al Chelsea Modern Art Museum a New York. La mostra ha visto la partecipazione di 35 artisti che vivono e lavorano in Iran insieme ad altri 20 della Diaspora. Il risultato è un ritratto variegato di 55 artisti iraniani contemporanei che sfidano le percezioni convenzionali dell’Iran e dell’arte iraniana. Anche la serie “Iran Coffee shop” ha avuto enorme successo ed è stata esposta in Europa, ad esempio alla Brick Lane Art Gallery di Londra. Nel 2012 è emigrata in Turchia a causa di alcune limitazioni sociologiche in Iran e ha frequentato il Master of Arts all’Università di Marmara di Istanbul. Si è laureata nel 2017. La sua prima personale in Turchia nel 2019 presentata alla Merkur Art Gallery di Istanbul si intitolava “Swallow-Kiss-Burn”.

Interpreta la sua ideologia artistica come di seguito:

I miei dipinti sono la rappresentazione della mia società, del posto in cui vivo e del modo critico in cui lo percepisco; sono cresciuta in Iran, un Paese che nel corso della sua storia ha attraversato periodi molto drammatici che hanno influito sullo sviluppo socio-culturale delle persone. Soprattutto, come donna, critico, in modo grottesco e ironico, la mia società a causa delle sue rigide regole che impongono di dimenticare ciò che sta accadendo intorno. Lo scopo principale delle mie opere d’arte è quello di affrontare e far confrontare le persone con una malattia contagiosa fatta di abitudine e di silenzio! Il moderno stile di vita endemico mediorientale … taci, vivi, consuma e rimani vivo, ciò si nota nelle donne, nei bambini, nelle scuole e addirittura negli animali!

Quindi le mie opere d’arte rappresentano ironicamente le persone in cerca di salvezza. La ricerca della felicità prodigo che ha mostrato in alcuni come umorismo nero e commedia. “

Ha partecipato a diverse mostre in Turchia, in Iran e in altri paesi.

Mostre personali:

2019 “Swallow-Kiss-Burn”- Merkur Art Gallery-Istanbul-Turchia

2014 “Offering You A Shangri –La –Like Enigma At Night Fall” -Azad Art Gallery –Tehran –Iran.

2011 “The man didn’t come with the Horse”-Azad Art Gallery–Tehran –Iran.

2010 “Beautiful, Spacious, Assured”-Azad Art Gallery–Tehran –Iran.

2009 “Tehran Shopping malls”- Azad Art Gallery –Tehran –Iran. “Tehran Coffee Shops”-Tehran-İran.

Group Shows:

2019 “Artweeks @Akaretler” organizzato da Sabiha Kurtulmus and Bilgi Holding, Istanbul, Turchia

2018 “Ortak Sınırlar” (Common Borders)\ Iranian and Turkish Artists, Curatori: Denizhan Özer & Majid Abbas Farahani, Mellat Gallery, Tehran, Iran.

2018 “Immortality” Representing the 11 Iranian and 11 Turkish Artists associated with Cama Art Gallery and Blue Rhino, Adahan Gallery, Istanbul, Turchia

2018 “Rospigliossi Art Prize”, Roma, Italia

2017 “LANDSCAPE UP CLOSE”, a review on landscape painting in İran in thelast70 years! – Curatore: Rozita Sharafjahan- Niavaran Cultural Center-Tehran, Iran

2017 “Postcards”, Curator: Farhad Fozuni, Azad Gallery, Tehran, İRAN.

2016 “Sew+Zan”, Curator: Saghar Daeiri, Azad Gallery, Tehran, IRAN.

2016 “Flower”, Curator: Mehdi Dandi, Negar Art Gallery, Tehran, IRAN.

2015 “Heroin” Curatore: Ayşe Gülay Hakyemez, Saint Joseph Cultural Center-Istanbul, Turchia.

2014 “Locality and Global Discourse” –Opere da San Francisco e Istanbul -In collaborazione con Marmara University e California College of the Arts –Cumhuriyet Museum– Istanbul

2014 “CONTEMPORARY PALIMPSEST” – California College of the Arts con la direzione con Prof. Mariella Poli, and in Collaboration with Marmara University; Faculty of Fine Arts in February 2014. An International Exhibition by Emerging Artists & Designers –CALIFORNIA

2013 “Art has wings” supported by SOTHEBEY’S Auction–Group Exhibition and Charity Auction–Arter İstanbul and Swedish Palace–Istanbul

2013 Artist Talk -Selected by Marcus Graf –Bilgi University-İstanbul.

2013 “Sweet Tricks” -Video Show-Villa Kurisum– Curator: Amirali Ghasemi-Berlin

2011 “Damoonfar selected artist’s show-AUN ART GALLERY”–TEHRAN

2011 “Charity Group Exhibition”-Ashiane Mehr Art Gallery -Tehran

2010 “Damoonfar” 3th Festival (FABER CASTEL)

2010 “S H E M A G E”- Homa Art Gallery-Tehran

2010 “Drawing Exhibition” Mohsen Art Gallery -Tehran

2009 “IRAN INSIDE OUTSIDE” – Chelsea Museum, NEW YORK, USA

2008 “HEAVEN ON EARTH NOW” – Londra

2008 “URBAN JEALOUSY (seconda biennale di Tehran)–Istanbul, Berlin, Belgrade & …

2007 “SOUREH” collettiva di pittura

Premi:

2010 Getting the 3th prize of the best painter in:

“Damoon far (FABER CASTEL) 3th Festival

2013 Artist speech selected by Marcus Graf (Curator and Moderator) – Speech at: “Bilgi University” – Istanbul