SEMAFORI. LINGUAGGIO UNIVERSALE - La mostra personale di Matteo Cervone all'Ex Fornace – Milano

SEMAFORI. LINGUAGGIO UNIVERSALE – La mostra personale di Matteo Cervone all’Ex Fornace – Milano

SEMAFORI. LINGUAGGIO UNIVERSALE
Mostra personale di Matteo Cervone
A cura di Rosanna Accordino
Con relazione critica di Federico Caloi

Ex Fornace – Alzaia Naviglio Pavese 16, Milano
18 – 26 maggio 2025 Ingresso libero
LUN – GIO 14.00 – 19.00

VEN 14.00 – 21.00

SAB – DOM 10.00-21.00

Vernissage lunedì 19 maggio, ore 18.30 – by invitation only


Nel centenario del primo semaforo installato in Italia — avvenuto proprio a Milano, il 1° aprile 1925 — l’artista e fotografo Matteo Cervone, Il Fotografo Dei Semafori, presenta Semafori. Linguaggio Universale, un progetto espositivo che trasforma un oggetto di uso comune in protagonista di riflessioni artistiche, sociali e umane.

L’esposizione, ospitata presso l’Ex Fornace sul Naviglio Pavese, con il Patrocinio del Comune di Milano – Municipio 6, raccoglie l’intera produzione di Cervone dedicata ai semafori, da anni soggetto privilegiato della sua ricerca visiva. Questi “omini luminosi”, pop e ironici, diventano per l’artista archetipi emotivi, specchi dei nostri comportamenti, custodi urbani delle nostre contraddizioni.

«I semafori — afferma Cervone — cambiano colore in base alle nostre emozioni quando passiamo sotto di loro». Un linguaggio visivo e universale che, nel suo lavoro, assume valenza poetica e simbolica.

La mostra è curata da Rosanna Accordino e accompagnata dalla relazione critica di Federico Caloi. In un percorso che intreccia arte, storia e tecnologia, il visitatore è invitato a riconsiderare il ruolo del semaforo non solo come strumento di regolazione del traffico, ma come elemento narrativo del paesaggio urbano e dell’identità collettiva.



CENT’ANNI DI SEMAFORI: UNA STORIA TUTTA MILANESE

Nel 2025 ricorrono esattamente cento anni dalla comparsa del primo semaforo italiano, installato a Milano il 1° aprile 1925, in uno degli incroci più centrali e trafficati della città: tra piazza Duomo, via Torino e via Orefici. All’epoca, in un contesto urbano ancora poco motorizzato, l’arrivo di questo “marchingegno” generò sorpresa, nervosismo e perfino confusione tra cittadini e vigili urbani, che faticavano a comprenderne il funzionamento. Le prime regole imposte dalla polizia urbana — come camminare solo sui marciapiedi o non usare la retromarcia per cambiare direzione — risultarono rivoluzionarie per i tempi.

Ma la vera curiosità riguardava i colori: il prototipo milanese prevedeva quattro segnali luminosi — rosso, giallo, verde e bianco. Quest’ultimo, attraverso combinazioni con gli altri colori, regolava il passaggio dei pedoni. La logica dei segnali era complessa: rosso fermava i veicoli ma non autorizzava i pedoni, che potevano attraversare solo con la combinazione rosso-bianco; il giallo indicava via libera per i tram; il verde per auto e motocicli, mentre il giallo-verde dava il via a tutti i veicoli indistintamente. Anche la disposizione dei colori era diversa da quella attuale: il verde stava in alto e il rosso in basso, almeno fino al 1960, anno di riforma del Codice della Strada.

Oggi Milano è regolata da oltre 600 semafori, alcuni dei quali intelligenti, a conferma dell’evoluzione tecnologica e comunicativa di un oggetto che, nato per regolare il traffico, è diventato simbolo del nostro tempo. Le sue luci — verde: via libera, giallo: attenzione, rosso: stop — sono entrate nel linguaggio quotidiano come codice universale di comportamento e di significato.

In questo contesto storico e simbolico si inserisce la mostra Semafori. Linguaggio universale, personale dell’artista visivo e fotografo urbano Matteo Cervone, noto come Il Fotografo Dei Semafori per il suo sguardo ironico e profondo sul mondo contemporaneo. Visitabile dal 18 al 26 maggio 2025 presso l’Ex Fornace di Milano, la mostra rappresenta un omaggio poetico, storico e concettuale a un oggetto solo apparentemente banale, ma capace di parlare un linguaggio condiviso, di raccontare il nostro modo di stare al mondo e — forse — di indicarci nuove direzioni.

UN OGGETTO QUOTIDIANO CHE DIVENTA SIMBOLO

Curata da Rosanna Accordino, con relazione critica di Federico Caloi, la mostra raccoglie per la prima volta l’intero corpus di opere che Matteo Cervone ha dedicato ai semafori nel corso della sua carriera: fotografie, installazioni, ready made e opere inedite che rileggono la “lanterna semaforica” come metafora dell’umano, maschera urbana, archetipo emotivo.

Il lavoro di Cervone non si limita alla documentazione, ma costruisce una narrazione. L’artista va alla ricerca dei semafori “fuori posto”, di quelli che invadono scorci storici o sembrano vivere di vita propria, figure solitarie che dialogano col contesto urbano come attori in scena. Nascono così i suoi “omini luminosi”: personaggi pop, buffi e malinconici, che ribaltano il punto di vista e raccontano la nostra società osservandola da un palo d’acciaio.

Attraverso un percorso espositivo che intreccia arte, storia e riflessione sociale, Semafori. Linguaggio Universale esplora la presenza del semaforo nell’immaginario collettivo: dalla cronaca alla pubblicità, dalla letteratura al cinema. E lo fa proprio nell’anno in cui Milano celebra i cento anni di questo simbolo della civiltà urbana.



OPERE, INSTALLAZIONI, INTERAZIONE

Tra le opere in mostra, torna l’installazione interattiva L’omino rosso sono io, già apprezzata dal pubblico a Paratissima 2024: un’opera che “cambia colore” e invita i visitatori a immedesimarsi nei piccoli omini stilizzati dei semafori, diventando essi stessi parte dell’installazione. Accanto a questa, sarà presentata una nuova installazione inedita in cui il semaforo assume la forma di un reperto archeologico, innescando una riflessione sul suo futuro: che fine faranno i semafori nel mondo delle auto autonome? Che valore avranno nella società del controllo digitale?

Completano il percorso espositivo una serie di opere fotografiche e trittici tra cui: States of Mind (trittico), Sunrise, Vite Parallele, Giungla Urbana, I Dream of Rain, Muddy Water, Passioni, Imperturbable e Man In The Mirror (trittico).

Una raccolta che alterna ironia, introspezione e visioni urbane, in pieno stile Cervone.



L’ARTISTA: MATTEO CERVONE – TRA UMANO E URBANO

Classe 1966, milanese, Matteo Cervone è approdato alla visual art dopo una lunga carriera manageriale. Oggi è conosciuto come “Il Fotografo dei Semafori” per la sua capacità di trasformare un dettaglio urbano in elemento poetico. Il suo stile unisce fotografia digitale, stampa Fine Art e interventi concettuali, con influenze neo-pop e accenti surrealisti. Le sue opere sono realizzate in tiratura limitata (9 copie + 1 NFT) e stampate su carta Hahnemühle, garantita 200 anni.

Ha esposto in sedi come Palazzo Bocconi (Milano), Alexander Museum Palace (Pesaro), Paratissima (Torino), Trento Art Festival, YouNique (Lugano), ArteGenova, PaviArt, Hub/Art (Barcellona) riscuotendo consenso di pubblico e critica. I suoi lavori sono stati pubblicati su Visual Art Journal, Juliet Art Magazine, Exibart, CAM Catalogo di Arte Moderna, La Stampa, e molti altri.

https://matteocervone.it

https://www.instagram.com/matteocervoneartist/

www.facebook.com/matteocervoneartist

https://www.linkedin.com/in/matteocervone/







INFO

Ex Fornace – Alzaia Naviglio Pavese 16, Milano
18 – 26 maggio 2025 – Ingresso libero

LUN – GIO 14.00 – 19.00

VEN 14.00 – 21.00

SAB – DOM 10.00-21.00


Vernissage: lunedì 19 maggio ore 18.30 – by invitation only


RINGRAZIAMENTI E PATROCINI

La mostra è realizzata con il Patrocinio del Comune di Milano – Municipio 6.

Si ringraziano i partner del progetto:

La Semaforica,

Emergenze Fotografiche – Associazione Culturale,

Dream Suites Milano,

CurArt

per il prezioso supporto e la collaborazione nella realizzazione dell’iniziativa.

UFFICIO STAMPA

MORINO STUDIO 02 48110297 press@morinostudio.com