Alessandro Danzini alla galleria Il Melograno

Sabato 16 febbraio 2013, alle ore 18.00, avremo il piacere di avere con noi alla galleria Il Melograno l’artista livornese Alessandro Danzini.   Saranno esposte alcune opere fino a venerdì 22 febbraio 2013.

La pittura di Alessandro Danzini è molto nota e apprezzata sia per la scelta del soggetto, infinitamente caro a tutti noi, cioè il mare e le scogliere di Livorno, sia per il modo in cui lo tratta, evocando con un realismo straordinario luci e atmosfere emozionanti.

Alessandro Danzini, testo critico di Francesco Weiss
Alessandro Danzini, testo critico di Francesco Weiss

L’intenzione e l’attenzione della nostra sensibilità son troppo sovente recinte, o viemeglio, ingurgitate dalla grossolanità dell’appariscenza urbana, dalla speciosità delle cartoline equatoriali ovvero dalle fotografie allettatrici che lumeggiano e coronano i dépliants e le brochures delle offerte di viaggio pacchetto coppia, famiglia o tribù. L’autoproiezione su una concretezza meno illuminata e abbacinante presuppone gli occhiali da sole: fuor di metafora, filtri che pongano l’osservatore in tale condizione che possa distornare da sé la teppaglia figurativa, sonora e letteraria e lo lascino vergine, immacolato e perciò ricettivo di fronte ai volti profondi del mondo.

Ciò che avviene in queste tele si profila esattamente così: fugando la retorica del magno paesaggismo, si tenta di udire l’antica e magmatica voce della roccia, viva voce e sofferente che dischiude e profferisce suggestioni le più discrete ed adeguate ad alimentare la grande diavoleria filosofica troppo spesso sopita nei precordi della nostra umanità.

Una chiave di interpretazione notevole viene fornita da quel “due facce di un’unica meraviglia” che cela in sé la dicotomia tra il volume che fluisce e il volume che sta, ossia tra mare e roccia: l’uno par che ci rammenti l’essere che è, indolente, indifferente,  assoluto e a volte debordante; l’altra la tragica realtà della prassi, di quel che si tocca e che muta, dichiarandosi immobile pur essendo infinitamente relativo e differente. L’erosione porosa e circolare che egemonizza queste opere ci dà conto d’una cronologia disumana, d’una inequivocabile direzione dell’universo in conseguenza della quale il tempo si fa determinante e non già più soltanto misura. Le mollezze della dura roccia, la tenerezza ineguagliabile colla quale sembra rassegnarsi al proprio destino di finitudine ci effigiano magistralmente lo stoicismo di ciò che esiste e che necessariamente soccombe, in grazie del suo carattere accidentale, al puro movimento relazionale ed entropico, unica legge del mondo.

Francesco Weiss