Intervista a Carlo Bacci in occasione della Personale “Dei Liguri Apuani La Forma” a Carrara

Intervista a Carlo Bacci per la Personale Dei Liguri Apuani La Forma a Carrara

Carlo Bacci ha inaugurato giovedì 9 settembre la sua personale “Dei liguri apuani la Forma”. La mostra, presentata presso la Galleria Valeria Lattanzi e lo Spazio AmalArt per il Festival Con_Vivere a Carrara,  è allestita fino a a tutto settembre presso la Galleria Valeria Lattanzi.

“Stai per inaugurare la tua mostra personale. Come è nata la mostra? Parlaci del luogo e del contesto in cui sarà allestita.

“Dei Liguri Apuani La Forma” nasce dall’idea di rendere omaggio alle nostre origini, attraverso un racconto visivo composto da sculture e quadri.
Il mio punto di vista sui nostri avi che hanno abitato questo triangolo di terra compreso tra Liguria, Toscana ed Emilia, non definito dalle mappe ma accumunato da una storia di resistenza per 150 anni all’esercito Romano e da un territorio compreso tra il Mar Ligure e le Alpi Apuane.
Dopo l’esposizione a Tellaro nell’ex oratorio di Selaa è stato quasi fisiologico per il contenuto della mostra spostarsi nella Galleria storica di Carrara di Valeria Lattanzi.
Due sculture ed un quadro sono presenti anche nel giovane spazio AmalArt sempre nel centro di Carrara grazie ad una loro collaborazione con la galleria.

Quali opere porterai? Fanno parte di un ciclo particolare?

In questa mostra ho unito due pilastri del mio percorso artistico: il mio mare verticale, la mia Forma e gli attrezzi della tradizione contadina da sempre presenti nelle mie opere.
La mostra è composta da 9 sculture in ferro e 7 quadri.
Nei quadri ho rappresentato la nostra parte marina attraverso la mia Forma.
Forma è una sorta di extraterrestre primitivo, pescioide, con gambe e due bocche che si trasformano di volta in volta a seconda di quello che voglio raccontare.
La parte terrestre è rappresentata dalle sculture in ferro dove gli attrezzi della tradizione contadina (zappe, forconi, falcetti) usurati dall’uso e dal tempo, passano da oggetto a soggetto diventando i veri protagonisti della mostra, una sorta di compagine a guardia del nostro mare come le nostre Alpi.

Che filo lega le opere esposte?

Elementi dal forte richiamo evocativo attraversano e legano le opere, come il pennato (una sorta di falcetto antico) usato dai liguri Apuani per cacciare e per difendersi, diventando quasi oggetto sacro.
Una citazione dantesca fatta dall’amico Alessandro Brizzi, che ha presentato la mostra sia a Tellaro che a Carrara, unisce perfettamente le mie opere con la città di Carrara:

“Aronta è qui ch’al ventre li s’atterga
che ne’ monti di Luni, dove ronca
lo Carrarese che di sotto alberga,
ebbe tra’ bianchi marmi la spelonca
per sua dimora onde a guardar le stelle
e ‘l mar non li era la veduta tronca.”

Ed è proprio quel “ronca (da roncola, falcetto, pennato) lo Carrarese” il legame stretto tra il territorio di Carrara e la mostra.

Hai un lungo percorso artistico alle spalle… puoi raccontare qualche momento particolare che lo ha segnato?

Il momento cruciale nella mia vita è stato il viaggio in Spagna, quando ho deciso di intraprendere il mio percorso artistico in maniera decisiva.
Sono partito con i soli soldi del biglietto del treno, i mie colori ed i miei fogli, deciso a vivere di solo quello che sarei riuscito a vendere o barattare della mia arte (non lo consiglio a nessuno…).
Mi sono stabilito a Las Negras in Almeria dove scolpivo la pietra del luogo.
Dopo due anni sono rientrato a Tellaro, in provincia di La Spezia.

Come vedi il futuro, in particolare per quanto riguarda i nuovi modi di fruire e di divulgare l’arte contemporanea

Internet e i social hanno reso più fruibile il lavoro di un artista.
La promozione attraverso questi canali è immediato ed esponenziale.
Se hai qualcosa da dire o da raccontare lo puoi fare, il tuo lavoro parla di te e puoi divulgarlo in maniera diretta.

Intervista a cura di MeloBox in collaborazione con Sara Bontempi

www.iriseperiplo.art.blog 

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