Marialuisa Tadei – Marcello Vigoni – Spazio e Memoria – Il Giardino Bianco – Venezia

Spazio e Memoria

Marialuisa Tadei

Marcello Vigoni

a cura di Anna Caterina Bellati

vernice

27 gennaio 2024

ore 18

Il Giardino Bianco”

via Garibaldi 1814

Venezia

Durata della mostra

28 Gennaio > 3 Marzo 2024

aperture

mercoledì: 15 > 19

giovedì: 15 > 22

venerdì: 11 > 19

sabato: 11 > 19

domenica: 11 > 19

Questa mostra propone una prospettiva intensa, con in filigrana la forza di una sliding door (porta scorrevole) che si apre pianissimo.

Lo sguardo sulla realtà è filtrato da secoli di Storia e di imprese scientifiche che hanno di continuo aggiornato la consapevolezza dell’essere qui e ora, in un luogo dato e in un tempo preciso. Ma cosa sappiamo davvero della sostanza di cui siamo fatti? Quando si scompone la materia in parti sempre più piccole, alla sua radice si trovano delle relazioni matematiche. Eppure il mondo come si manifesta davanti ai nostri occhi è fatto di colori e principi diversi, di suoni e sentimenti, forme e pensieri. Si tratta solo di materia? Tutto quello che vediamo, è materia, anche noi ne siamo composti. Strutture di molecole organizzate nello Spazio.

Ragionare in questo modo sulla sostanza delle cose qualunque, gli oggetti, gli esseri viventi, la nostra stessa presenza è un’operazione scomoda ma inevitabile per cogliere il significato delle due categorie su cui poggiano l’indagine filosofica e quella scientifica, lo Spazio e il Tempo.

L’Arte, qualunque forma d’arte, specula su questo. Da un lato la nozione della presenza, dell’ingombro, dell’occupare uno spazio, non lo Spazio intero, solo una sua infinitesima parte; dall’altro l’impulso a indagare il Tempo, la sua reale o surreale necessità. La sua durata.

Marialuisa Tadei ha sviluppato nel suo percorso un’estetica che concilia sacralità e Umanesimo classico. Attratta dalla potenza espressiva della pietra e dedita alla semplificazione dell’immagine, quasi una devozione verso la statuaria rinascimentale, costruisce figure che coniugano interno ed esterno in bilico tra Realismo e Surrealismo. I suoi lavori si appoggiano in uno spazio con grazia e insieme determinazione e contengono vari stadi di Memoria. Innanzitutto quella dei materiali impiegati, nel cui rispetto la scultrice di San Marino conserva e insegue venature e struttura interna, salvaguardandone la vita interiore; quindi la memoria dei maestri cui fa riferimento, in particolare Moore e Arp, dei quali recupera il rapporto tra forme organiche e spazio, tra vuoti e pieni; e ancora la memoria dell’osservatore, indotto a confrontare l’oggetto osservato con immagini primigenie depositate nella propria coscienza. Guardare si trasforma in ricordo. Dove ho già visto, sentito, assunto questa figura che ho qui davanti a me? Nella spontanea germinazione organica delle forme, le sculture di Tadei rammentano situazioni ed esperienze già vissute, e questo accade grazie alla componente del silenzio. Perché le sue opere non parlano, sussurrano e hanno bisogno di un certo raccoglimento per rilevarne l’urgenza.

Dialogano, questi pezzi in marmo nero Marquina, in onice bianco o rosa e in alabastro, con l’apollineo bianco e nero sontuoso delle immagini di Marcello Vigoni.

L’esperienza nel campo dello still life ha insegnato all’artista milanese la necessità di ritrarre il soggetto non per fermarne la sua presenza didascalica nel mondo, ma per coglierne le istanze interne. Così la fotografia diventa narrazione. Non un racconto qualsiasi ma la profetica divinazione del disancoramento tra uomo e realtà in quest’epoca di tecnicismi e decadenza.

Il corpus dei lavori esposti riflette sull’individuo e quel che lo circonda. E in questa lettura Vigoni colloca ambiente e storie umane dentro il solco dei due luoghi di cui la mostra tratta, lo Spazio e la Memoria. Che nei suoi scatti corrispondono a tempo della materia e misurazione del tempo. Tra l’innocenza romantica della natura e la spoglia consapevolezza del riconoscersi mortali, s’insinua il tarlo dell’assurdo. La fenditura tra vita e morte, tra l’uomo e il suo luogo non è né morale, né amorale. Siamo quel che siamo in una dimensione di continua indeterminatezza.

Alla ricerca di un senso Vigoni sovrappone, alla calma infinita di una marina quieta, una piccola fontana in marmo di quelle che trovi in giardini segreti ordinatamente neoclassici; o alla forza disperata di un albero attaccato dalla tempesta, il rigore delle luci-ombre di una lunga vetrata aperta su un largo corridoio vuoto, dentro un bilding metropolitano; o ancora una giacca pesante da uomo sospesa a una corda che ha per fondale un prezioso lago montano.

Dove sarà andato il proprietario di quell’indumento tormentato da un’aria fredda che viene da ovest? In apparenza noi non siamo coinvolti, quasi fossimo seduti a teatro. E invece quel paesaggio e quegli oggetti appartengono al sostrato di chiunque. Passaggi di tempo.

Intanto, di fronte all’iridescente bellezza di una finestra aperta, la scultura di Tadei in alabastro cerato rosso, intitolata Seme, dice che ci saranno altro cieli e che tutto tornerà di nuovo. Per sempre.

Spazio e Memoria

Anna Caterina Bellati

Sul lago, Inverno 2023