Massimo Bernardi – Art Shopping Paris 2018

Massimo Bernardi

Art Shopping Paris

19 – 21 ottobre 2018

Parigi – Carrousel du Louvre

Stand D89 e D90

Il Melograno Art Gallery

Massimo Bernardi, ovverosia scoppiettante inventiva e fantasia applicata.
La trash art dell’artista livornese mette in discussione non solo il concetto di scarto fisico, in quanto usa oggetti che qualcun altro ha gettato, trovandone una nuova utilità, ma il concetto di scarto in senso più ampio, inteso come rifiuto o rigetto della società verso questo o quell’argomento, pensiero, opinione, ripensando il ruolo stesso della persona nel nostro contesto sociale.
Siamo abituati alle opere di riciclo, banalizzate e inflazionate.
Qui non si tratta di guardare le cose da un’altra prospettiva, scoprire un diverso significato o uso in un oggetto quotidiano.
Si tratta di raccontare la realtà dal proprio critico punto di vista partendo da oggetti familiari.
L’uso di immagini famose, icone popolari che vanno dalla Gioconda fino ad arrivare ai pupazzetti della Kinder, è un grimaldello per entrare in sintonia immediata con lo spettatore, tanto per farlo sentire “a casa”.
Un richiamo che attira e coinvolge e suscita un sorriso di comprensione epidermica, che invita ad approfondire e a non banalizzare.
Il messaggio arriva veicolato da qualcosa di noto e al tempo stesso stravolto, tanto per ricordarci che l’apparenza è solo una crosta, un velo che va sollevato se si vuole tentare una qualche comprensione.
Sul filo conduttore dell’ironia e della satira, c’è una seria giocosità, carica di significato, non fine a se stessa, e sempre accompagnata da un’armonia estetica necessaria e mai rinnegata.
All’equilibrio compositivo si accompagna un uso sapiente della forma e del colore.
Le improbabili tinte, i colori sporchi di alcune opere, quel senso di grezzo e non rifinito, pongono l’accento sull’urgenza e l’importanza del messaggio e sulla responsabilità del suo impegno.
Un modo istintivo per ricordare che lo scherzo diverte, ma cela un profondo coinvolgimento morale.
Per chi vuole intendere, le opere di Max Bernardi sono un meccanismo che alza il sipario sulla scena dell’esistenza, un foglietto illustrativo, una preziosa guida all’uso della realtà.
Maria Teresa Majoli

Nato a Livorno nel 1954, Max Bernardi ha lavorato a stretto contatto con i materiali plastici per molto tempo, subendone un’attrazione fatale.

A differenza degli altri materiali poveri, la plastica è nell’immaginario comune sinonimo di scadente, di realizzazioni dozzinali, impoverimento del gusto, e nello stesso tempo di angoscia per l’invasione di rifiuti ingestibili.

La forte impressione provocata dall’enorme quantità di scarti industriali ha suscitato in Max Bernardi una sorta di voglia di riscatto, prima per il materiale plastica, del quale valorizza un’ intrinseca bellezza, poi per il rifiuto in generale. Riciclare, e riciclare al Massimo, non significa recuperare quanto più possibile da un materiale a costo zero, ma quanto meglio è possibile. Significa rifiutare una fine definitiva, la dissoluzione nel nulla, per inventare un valore là dove nessuno lo vede, e, in una specie d’identificazione con lo scarto, rifiutare di essere cestinato, in un anelito a trasformarsi in qualcosa che sfiderà il tempo senza perdere la sua vitalità: un’opera d’arte. Certo tutto è già stato fatto, non c’è nulla di nuovo.

 E allora lo scarto diventa perfetto per un’ironica rivisitazione o per una trovata personale che materializza il pensiero collettivo.

Nel 2016, 2017,2018 è presente con Il Melograno Art Gallery ad ArteGenova, ArtePadova, Affordable Art Fair Milano, Art3f Cannes, Art Shopping Paris, Step Art Fair Milano Scultura

Massimo Bernardi

The trash art of the artist puts in discussion not only the concept of physical discard – he uses objects that somebody else has thrown, finding a new utility of it – but the concept of discard in ampler sense, as refuse or rejection of the society toward this or that matter, thought, opinion, reconsidering the role itself of the person in our social context. We have gotten used to the recycling works, floods of banality and trivial. This is not about looking the things by another perspective, to discover a different meaning or use in a daily object. It’s about telling the reality from his own critic point of view departing from familiar objects. The use of famous images, popular icons that go from the “Monna Lisa” to Kinder’s toys, is a bump key to enter in immediate tuning with the spectator, to make him feel “at home.” A recall that attracts and it involves, and it arouses a smile of epidermal understanding, that invites to deepen and to not take lightly. The message arrives communicated by something of known but also distorted, as to remember us that the appearance is only a crust, a veil that must be lifted to try to understand. On the thread of the irony and the satire there is a serious playfulness, rich of meaning, not end in itself, and always accompanied by a necessary and never disowned aesthetic harmony. The compositional balance is accompanied by a wise use of form and color. The unlikely shades, the dirty colors of some works, that sense of crude and unrefined, set the accent on the urgency and the importance of the message and on the responsibility of his engagement. An instinctive way to remember that the joke is amusing, but it conceals a depth moral involvement. For the one who wants to intend, the works of Max Bernardi are a mechanism that lifts the curtain on the scene of the existence, an illustrator leaflet, a precious guide to the use of the reality.