Giuseppe Di Canosa segnalato dalla Giuria a La Quadrata 2019

Giuseppe Di Canosa segnalato dalla Giuria a La Quadrata 2019, ottava edizione del concorso ideato e prodotto da Il Melograno Art Gallery.

La rassegna dei finalisti si svolgerà a Livorno, nella sede della galleria, e sarà inaugurata sabato 22 giugno alle  ore 18.00

L’opera proposta si intitola “Radici”, ed è un olio su tela di grandi dimensioni

Giuseppe Di Canosa - Radici

Radici, 2013

….la certezza della consapevolezza legata all’indagine razionale e pura, pur sempre astratta nella sua più intima palpitazione, mi permette di scandagliare ed affogare nel liquido della dissacrazione e del narcisismo, del pathos e dell’incredulità, della vergogna e della pudicizia, della consistenza e dell’evanescenza.

Giuseppe Di Canosa è nato a Trani, nel 1959. Ha compiuto gli studi al Liceo Artistico e quindi all’Accademia Belle Arti (scenografia) e alla Facoltà di Architettura. E’ scenografo, designer, pittore, grafico.

Docente di ruolo, ha insegnato Discipline architettoniche presso il Liceo Artistico di Corato; Disegno e Storia dell’Arte presso il Liceo Scientifico di Trani ; Storia dell’Arte presso il Liceo Classico di Trani.

Le sue opere pittoriche figurano in collezioni private e pubbliche, e sono state esposte in varie rassegne internazionali, in Svizzera, Lussemburgo, Gran Bretagna, Belgio, Slovenia

 

“Scienza e verità, rappresentazione e finzione, ricerca e sublimazione della conoscenza e della scienza in funzione della ricerca, mi spingono, obbligandomi, a sperimentarmi sul terreno impervio e pieno d’insidie della pittura figurativa.

Affondo le mie radici nella convinzione che il linguaggio figurativo non serva ad impressionare ma ad illuminare, a dedurre piuttosto che a costruire, ad eliminare anziché addurre ciò che distrattamente riteniamo verità.

Mi avvicino con pudore e diffidenza, conoscenza e timore, interpretandone l’analisi con atteggiamento scientifico e non pittorico, come se formulassi una nuova teoria planetaria, costellata di orbite, ellissi e sistemi solari.

La medit-azione mi prende per mano, mi forgia ed annulla il timore e l’errore, dà, al “ tempo “, il suo “ tempo “ e allo stesso “ tempo “ non si concede, conferisce un modello di “ tempo “ ideale, senza l’ansia della contrazione stessa del “ tempo “.

La certezza della consapevolezza legata all’indagine razionale e pura, pur sempre astratta nella sua più intima palpitazione, mi permette di scandagliare ed affogare nel liquido della dissacrazione e del narcisismo, del pathos e dell’incredulità, della vergogna e della pudicizia, della consistenza e dell’evanescenza.

Le architetture dipinte, sostenute dall’esile filo della sospensione, descritte mediante ombre silenziose, dalla profondità inconsapevole e traditrice della verità, dalle luci algide e spietate della ragione e del ferimento, legittimo e oltraggioso, spudorato e massacrante, richiedono una concentrazione esasperata, simile al gesto dell’atleta intento nel traguardare l’obiettivo, pronto a scoccare il dardo nel punto stabilito e molte volte centrato, ma pur sempre colpito con consapevole disagio e atterrito ferimento dell’anima.

Un tiro calibrato che esplica la violenza dell’immediatezza, del dolore che prende il sopravvento, insita nel cacciatore che, compresso nell’ansia di vedersi sfuggire la preda, compie un ultimo gesto repentino ed improvviso, risolutore e decisivo, finale.

Sono strutture linguistiche che presuppongono onestà intellettuale, morale, frutto di una lenta analisi supportata dalla possibilità di costruire emozioni artificiose mediate e caratterizzate dal di-segno, filo rosso dell’interpretazione e dell’affabulazione.

Non propongo oggetti intrappolati, almeno così appaiono, ma postulati, al pari di un “ geometra “ nella definizione dello spazio che intercorre fra loro e il bordo stesso del supporto, ottenuti mediante un’esecuzione esercitata da un bisturi, ponendone la compiutezza del segno come obiettivo finale, sintesi di un’attività elevata a pari dignità della scultura, pittura e architettura, riconoscendone una propria vita, autonoma ed autoritaria, decisiva e pur sempre plasmabile, tesa ma elastica e che permette il raggiungimento di un pensiero modificabile e acuto, soffice e pungente, mai ottuso e cieco.

Esprimo, con soffio gelido, un’ impassibilità dagli oggetti rappresentati, sottraendone, con avidità, la loro pulsione, rendendoli astiosi e irritanti,insofferenti, ingannevoli ma pur sempre chiari, taglienti e sfaccettati, spigolosi e aspri, come se una punta affilata li scarnifichi e li tormenti, evitando accattivanti effetti pittorici, concentrando l’attenzione su una calcolata ed armonica struttura compositiva e contribuendo a rendere la visione parte del quotidiano esibirsi.

Cerco, nell’algida desolazione compositiva, di cogliere l’essenza e i contenuti propri del disegno e, al segno, affido la realtà e l’educabilità del gesto, che è educazione della mente, ovvero condizione imprescindibile dell’indagine, forma primaria della rappresentazione, non basata sulla casualità ma corroborata dal progetto del gesto che traccia il segno, come esecuzione intenzionale.

La ricerca tecnica diventa l’elemento interpretativo in grado di sciogliere il rigore della matematica e delle proporzioni, ma da cui non ci si svincola mai, provocati dall’insorgente necessità di superare il conflitto duale tra fotografia e iperrealtà, ritenendo quest’ultima frutto di un processo mentale, intellettuale e non meccanico.

Parto dalla consapevolezza che la fotografia costituisca un momento più o meno lungo, ma abbastanza breve, la pittura, invece, un processo decisamente più lungo che ci pone nella condizione di osservare, poiché guardare è, in fondo, dimenticare il nome delle cose che ci appaiono.”

Giuseppe Di Canosa

Scopri tutto il concorso negli articoli di MeloBox

La Quadrata 2019

www.concorsiarte.it

Rassegna dei finalisti

22 giugno  – 7 luglio 2019

Vernissage sabato 22 giugno ore 18.00

Il Melograno Art Gallery

Livorno, via Marradi 62/68