Bruno Sullo – Le mie finestre

Il confine valicabile

Appunti di poetica

La civiltà dell’Uomo  è regolata da un modello culturale binario, contrappositivo ( se x è vero, y non può essere che falso), che si è imposto nella storia, nella vita sociale, nell’arte e che, tuttora attivo, continua ad essere fonte di intolleranza e d’infelicità. Eppure esiste una linea lungo la quale gli opposti devono fare i conti con la coesistenza, il confine. Da qui può partire una rifondazione della vita: perché, se il confine è un muro che impedisce qualunque confronto fra i due versanti, è vana ogni speranza; ma se il muro è interrotto da varchi attraversabili (soglie), l’ostilità può essere vinta dalla conoscenza e può essere scongiurato il deflagrare dell’odio.

La finestra è una di queste soglie. Essa si trova soltanto nei muri perimetrali della casa, delimita non isola, fa conoscere il fuori senza abbandonare il dentro: è un perfetto simbolo di un progetto di integrazione capace di vincere  il dramma dell’incomunicabilità.

Su questo tema si incentra dal 1985 la ricerca di Sullo, articolata in opere visive, installazioni, performances e video. Le prime ( specie dal 1999, Trans-apparenze) sono una riflessione sulla superficie cui è attribuito un inconsueto ruolo di soglia: costituita da un materiale semitrasparente e attraversato dalla luce, essa rivela nel suo spessore particolari, segni, figure nascoste, e costituisce scenari nati dalla fusione di due mondi, uno apparente l’altro invisibile, che sembrano inconciliabili ma che, con la mediazione della superficie-soglia, non lo sono affatto.

Le installazioni sono ipotesi abitative dello spazio denominate globalmente Foreste di finestre (dal 1996). L’ambiente è occupato da teli semitrasparenti recanti immagini di finestre e illuminati da riflettori azzurri : il visitatore si trova in una vera “foresta di finestre” ed è indotto ad inoltrarvisi, abitando la struttura e abbandonandosi ai suoi ricordi  ai suoi personali fantasmi. Realtà e sogno, esterno e interno, curiosità ed emozione concorrono in pari misura alla fruizione dell’opera , che è, anch’essa, una soglia, un’unica grande finestra da attraversare per conoscere e vivere i poli opposti, ma non inconciliabili, dell’esistenza.

Gli eventi performativi e i video realizzati da Sullo riconoscono due linee principali di indirizzo: una è incentrata sul tema delle Cene in blu e percorre in senso inverso il rapporto arte-vita (l’arte non imita la vita, ne è una componente irrinunciabile), l’altra ripropone il concetto della finestra intesa come soglia valicabile e, insieme ad esso, la necessità di un progetto d’integrazione tra gli opposti che è l’unica possibilità di superare la logica dell’aut-aut, fonte di incomprensioni e d’ infelicità tra gli uomini. All’interno di quest’ultimo ambito sono posti alcuni problemi specifici, quali la difficoltà dei rapporti tra autore e la sua opera, il motivo autobiografico della memoria, il tema del viaggio e del ritorno a casa dopo le esperienze esistenziali ed artistiche vissute.

Bruno Sullo